

Isabella Ferrari, per il cinema arrivato momento della pulizia
Attrice si racconta a Vanity Fair
Isabella Ferrari si racconta nel nuovo numero di Vanity Fair di cui è protagonista in copertina. Un'intervista in cui l'attrice italiana ricorda le estati della sua adolescenza e parla delle nuove generazioni, dell'autostima conquistata con fatica, della fine del bisogno di sedurre e di come sta vivendo questi suoi primi sessant'anni: "Mi guardo allo specchio e sono contenta di quello che vedo. Sono contenta di non essermi devastata la faccia". In un estratto fornito dalla redazione del settimanale l'attrice risponde anche sulla situazione del cinema italiano: "Non possiamo non confrontarci - rileva Isabella Ferrari - con quello che sta succedendo. Da una parte gli artisti in rivolta contro la mancanza totale di lavoro: ci sono famiglie che non mangiano. Dall'altra, la verità, grave e vergognosa, che sta emergendo e che mi fa incazzare: per anni con il tax credit sono stati elargiti milioni di euro pubblici, senza i dovuti controlli, finiti a produttori truffatori per film inesistenti. Dovrebbero andare in galera. È arrivato il momento della pulizia e dell'ordine". Isabella Ferrari chearrivata al successo giovanissima (ma anche madre di tre figli) parla anche dei giovani: "Un po' li conosco i ragazzi di oggi, noto che hanno un'enorme difficoltà a innamorarsi, ad abbandonarsi alle carezze. Tutta colpa dei social: c'è la paura del giudizio, del bullismo. Vorrei che i ragazzi buttassero via i loro telefonini e vivessero, che seguissero i loro desideri, che si mettessero un bel costume per andare in spiaggia o un bel vestito per andare in discoteca e che si baciassero, che facessero l'amore. Vorrei che capissero che innamorarsi, lasciarsi, piangere, tradirsi, passare ad altro... tutto fa parte della vita". Sulla donna che è oggi, Isabella Ferrari dice: "Mi sento libera come mai prima: il peso dello sguardo e del desiderio maschile mi ha a lungo affaticata, impaurita, costretta a fare delle scelte. Mi sono dovuta difendere. Oggi non è più così. So vedermi in un altro modo. Sono una che sa di aver costruito qualcosa, di aver pestato serpenti, di aver superato momenti di difficoltà, compresa la malattia. Diventare grandi è faticosissimo. Essere accettati e accettarsi, pure. Anche per via di questo lavoro, che mi ha fatto soffrire, a volte: a una certa età non ero più adatta a interpretare quella donna sensuale, da desiderare, che ero sempre stata".
X.Pfaff--BP