

Sorrentino, La grazia, un film d'amore, di dubbio e politica
Regista al Lido con film con Toni Servillo e Anna Ferzetti
"Un film sull'amore. L'amore non solo immediato che riguarda la storia, ma anche l'amore in senso più ampio per moglie per figlia e anche per le istituzioni, per il diritto e anche l'amore su un modo di fare politica che è sempre purtroppo più inattuale che era legato all'esercizio del dubbio e della responsabilità". Così oggi al Lido Paolo Sorrentino parla con la stampa di La grazia, film d'apertura e in concorso per l'Italia di questa 82/ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia che stamani alla proiezione stampa ha ricevuto molti applausi. Di scena, nel film in sala dal 15 gennaio 2026, con PiperFilm, Mariano De Santis (Toni Servillo) immaginario Presidente della Repubblica vedovo, cattolico che vive al Quirinale con la figlia, Dorotea (Anna Ferzetti) giurista come lui. È ormai a fine mandato e deve decidere su due delicate richieste di grazia, entrambe legati all'eutanasia. Dentro il suo cuore c'è però sempre il grande amore per la moglie scomparsa otto anni prima a cui si lega un ulteriore dubbio che non gli da pace. E ancora sul dubbio dice il regista premio Oscar: "L'esercizio del dubbio è una delle qualità poco frequentate in politica. La degenerazione del dubbio nella prima Repubblica si chiamava immobilismo. Ma su temi come concedere una grazia a un omicida o firmare una legge sull'eutanasia l'esercizio del dubbio dovrebbe essere una conditio sine qua non. Oggi - ha detto Sorrentino - si assiste troppo spesso a uomini di potere che esercitano delle certezze. Solo che una volta quelle certezze erano supportate da ideologie. Oggi sono più che altro strampalate".
L.Fischer--BP